Serrature,
Chiavi e chiavistelli :
Sono
davvero sicuri ?
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Una panoramica sui principali modelli di
serrature e chiavi, dagli albori ai nostri giorni
con un piccolo sguardo sul futuro, che è già
qui.
Inoltre, descrizione di alcune tecniche usate
dai "soliti ignoti" per visitare le case altrui
...e consigli utili perché la nostra non sia
fra queste.
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(Questo
testo è protetto dal diritto d'autore,
pertanto
non può essere riprodotto senza autorizzazione scritta dell'autore)
E’ decisamente vecchia, anzi
vecchissima, eppure i suoi anni se li porta magnificamente; sempre scattante,
robusta, sempre al passo con i tempi, pronta ad opporre un'inflessibile
resistenza a chi tentasse di... violarla. Eppure quasi 3600 anni non sono uno
scherzo!
Stiamo parlando della serratura: da
quando l’uomo ha abbandonato le caverne e le palafitte per abitare qualcosa di
più confortevole, si è posto il problema di impedire l’accesso alla sua
proprietà agli estranei.
Correva l’anno 1600 avanti Cristo,
giorno più giorno meno, e tale problema tormentava, probabilmente, anche il
Tebano Antef V, faraone della XVII dinastia il quale, preoccupato forse dalla
penetrazione in Egitto di stirpi di popolazioni nomadi asiatiche dedite al furto
sistematico, un bel giorno incaricò il suo abile artigiano di corte di
inventare un congegno di chiusura per le porte delle sue stanze, tale che
soltanto la Sua Regale Persona potesse avere il mezzo per entrarvi.
L’incaricato si arrovellò non poco le meningi, ma poi seppe coniugare abilmente
la semplicità e una discreta sicurezza con una soluzione davvero geniale:
Installò sulle regali porte un chiavistello di legno e diede al suo sovrano
un’apposita chiave fornita di cavicchi, anch’essi lignei, tramite la quale
soltanto, era possibile far scorrere il meccanismo di chiusura. Era nata la
prima serratura della storia!
Questa non è una storiella di
fantasia, infatti il congegno descritto è giunto fino ai nostri giorni ed è
conservato nel museo egizio di Torino. Osservando il disegno seguente sarà
facile capire il geniale meccanismo di funzionamento.
Chiavistello Egizio
Definirla geniale, oggi, può sembrare
esagerato ma se consideriamo la mancanza, in quell’epoca, di validi attrezzi di
lavoro, dobbiamo ammirare la funzionalità del meccanismo. Spesso le idee
semplici e pratiche possono sembrare, a posteriori, delle banalità ma la
grandezza dell’invenzione sta anche nel fatto di averci pensato per primi.
Ma torniamo ora alla nostra serratura,
studiandone da vicino il funzionamento: Il blocchetto di legno 1 è solidale
allo stipite della porta, il blocchetto 2 è invece fissato sulla porta stessa.
Il chiavistello 3, impegnando il blocchetto 1, impedisce che la porta venga
aperta. All’interno del pezzo 2, nel punto indicato dalla freccia, si trova il
particolare 4. Quest’ultimo, nel disegno, è rappresentato in alto, ma ciò è
solo un artificio per migliorare la leggibilità del disegno. In realtà il pezzo
4 era costituito da un rettangolino ligneo munito di cavicchi, anch’essi di
legno, che impedivano la traslazione del chiavistello 3, poiché urtavano con le
estremità della scassa ricavata nel corpo di quest’ultimo. Infilando in questa
scassa la chiave 5 ( ebbene si! il particolare 5 rappresenta proprio una
chiave, ante litteram) e spingendo con questa verso l’alto, si sollevavano i
cavicchi del pezzo 4, permettendo lo scorrimento del chiavistello e
disimpegnando il blocchetto 1, che possiamo tranquillamente paragonare alla
contropiastra delle moderne serrature. In tal modo la porta poteva esser
aperta. E’ chiaro che, variando la disposizione dei cavicchi della chiave e,
parallelamente, del pezzo 4, si poteva fare in modo che solo la chiave giusta
aprisse la serratura relativa.
Evidentemente i ladri non erano pochi,
nonostante in quel tempo si praticasse il taglio della mano, quale mezzo
"correttivo" per i furfanti che venivano catturati. Infatti da allora
in poi la serratura non ha mai smesso di essere via via perfezionata.
In epoca classica, verso il V secolo
avanti Cristo, si diffuse in Grecia una sorta di serratura costituita
essenzialmente da un paletto dotato di un foro atto ad accogliere, in un punto
della sua corsa, dei cavicchi scorrevoli per liberare i quali occorreva far uso
di una chiave detta "laconica" fornita di tanti denti quanti erano i
fori ed i cavicchi. Si trattava quindi di una chiave simile, almeno in linea di
principio, a quelle attuali.
Dobbiamo però attendere l’epoca
romana, verso il 100 dopo Cristo, quando si perfezionò la lavorazione del
bronzo, per trovare le prime chiavi metalliche. Se ne sono scoperte di vari
tipi durante gli scavi archeologici a Pompei ed altrove. I frammenti riportati
alla luce testimoniano l’ingegnosità della tecnica di allora, in grado di
fabbricare chiavi maschio e chiavi femmine la cui mandata era resa possibile
con l’aiuto di molle. L’uso tanto accorto quanto riservato della chiave, presso
i Romani, diede origine alla frase metaforica "sub clavi esse",
essere sotto chiave, per indicare la segretezza di un affare.
Fino al medioevo, tuttavia, non si
fecero significativi progressi nel perfezionamento della chiave, anzi, si ebbe
una netta decadenza che portò, fino a tutto il secolo X, all’uso di semplici
paletti di legno. Fu solo con il Rinascimento che si cominciarono a costruire
serrature e chiavi sempre più elaborate e ci si sbizzarrì a complicarle con
fantasiosi disegni ornamentali, come è ben testimoniato dalla raccolta
esistente al museo civico di Milano, nel castello Sforzesco. Si promulgarono, inoltre, leggi che prevedevano
pesanti "multe et altre pene corporali" per quei fabbri che
avessero osato modellare due chiavi identiche.
Una curiosità: esisteva una serratura
rinascimentale il cui sistema di sicurezza era più che insolito; conteneva
infatti degli stiletti metallici affilatissimi caricati con delle molle. Nel
caso un ladro avesse tentato di introdurre una chiave falsa, sarebbe stato
investito da questi minuscoli pugnali, con le conseguenze che è facile
immaginare.
Altri modelli di serrature, in
quest’epoca, erano assai meno pericolosi e più artistici: ogni paese, infatti,
applicava tipici abbellimenti, come in Germania dove, solitamente, si usavano
motivi che richiamavano il mondo vegetale, in ferro battuto su una piastra a
forma di scudo, o come in Francia, dove quest’arte toccò il massimo di
raffinatezza, con altorilievi e nicchie gotiche in cui si affacciavano effigi
di santi. Successivamente, con l'arrivo del XIX secolo, vissuto all’insegna
dell’efficienza tecnica, si vide scomparire dalla serratura ogni superfluo
motivo ornamentale.
Non è possibile descrivere
particolareggiatamente i meccanismi di tutte le serrature esistenti, ci
vorrebbe infatti un volume formato enciclopedia, tanti sono i diversi sistemi
di riferma, perni, pistoni, spinotti, leveraggi ecc. Quel che si può dire, in
linea generale, è che ogni chiave, mentre viene inserita nella serratura,
attraversa una serie di meccanismi interni, siano essi lamine, pistoncini od
altro, allineandoli secondo una cifratura prestabilita e permettendo così la
rotazione del rocchetto che a sua volta muove, tramite una leva, catenacci,
chiavistelli, scrocchi o quant’altro costituisca il meccanismo di chiusura.
In questa eterna battaglia fra guardie
e ladri il primato dell’invenzione della serratura moderna va ad un fabbro
inglese, certo Robert Barron nel 1778. Fino allora ogni serratura, economica o
costosa, poteva essere aperta da chiunque possedesse un minimo di abilità,
usando con destrezza un semplice grimaldello.
Appena 6 anni dopo, nel 1784, Joseph
Bramah, figlio di un agricoltore dello Yorkshire e geniale inventore nel campo
dell'idraulica e della meccanica, trasferitosi a Londra in cerca di fortuna,
brevettò una serratura semplice e sicura nella quale i meccanismi interni si
allineavano all’atto dell’inserimento della chiave, consentendo la rotazione
del meccanismo di scorrimento del chiavistello. Questo sistema è tuttora alla
base di vari tipi di serrature di sicurezza. Bramah dichiarò che la sua
serratura, di forma cilindrica, consentiva 494 milioni di possibili
combinazioni diverse, nella profondità e localizzazione degli intagli di
codifica. Era così sicuro dell’inviolabilità della sua invenzione da offrire un
premio di 200 ghinee, una somma notevole per l'epoca, a chi fosse riuscito ad
aprirla con una chiave falsa o con un grimaldello. La discreta somma di denaro
rimase ben custodita nelle tasche del proprietario fino al 1851, quando un
serraturiere americano, Alfred Charles Hobbs, con mano di velluto e tanta
pazienza, in 51 ore di tentativi distribuiti nell'arco di un mese, ne venne a
capo.
L’inattaccabilità della serratura
tramite grimaldelli, da sempre sogno di ogni fabbricante specialista di questo
ramo, sembrò concretizzarsi per la prima volta nel 1829 quando, all’ombra della
tour Eiffel, monsieur Fichet brevettò la sua serratura di sicurezza. La sua
creazione ebbe un successo così travolgente che il laboratorio Fichet,
ingranditosi in breve tempo in officina, arrivò a contare ben 40 operai, un
numero mai visto per quell’epoca.
Le serrature, fino allora, erano state
tutte montate all’esterno del corpo della porta. Nel 1848 il newyorkese Linus
Yale inventò la prima serratura interna, quella che tutti conosciamo. Si
trattava di un cilindretto i cui perni di riferma si allineavano solo con
l’inserimento della chiave relativa, consentendo la rotazione del rocchetto che
a sua volta muoveva il meccanismo di chiusura. Sarà interessante capirne il
funzionamento interno, guardando il disegno schematico seguente.
Come funziona la serratura
a pistoncini di tipo Yale Nel disegno a lato è
rappresentata la sezione della serratura inventata nel 1848 dallo
statunitense Linus Yale. Questo modello di
serratura ha avuto un’enorme diffusione: installata su milioni di porte in
tutto il mondo, ne sono derivate non meno di 150 varianti, tutte coperte da
regolare brevetto. Osservando il disegno,
nella cui parte superiore, per maggiore chiarezza, è illustrato anche il
meccanismo di un chiavistello, e seguendone la descrizione sarà facile
capirne il funzionamento. Nei disegni sono state
eliminate alcune parti meccaniche non essenziali, al fine di semplificarne la
descrizione mentre i movimenti del chiavistello sono volutamente enfatizzati
allo scopo di farne risaltare il funzionamento. |
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Sezione della chiave: 1: Cilindro fisso, 2: Rocchetto, 3: Pistoncini
superiori, 4: Pistoncini inferiori, 5: Molle, 6: Chiave Yale. Quando la chiave non è inserita, tutti i
pistoncini sono spinti in basso dalle molle, in tale situazione il rocchetto
non può ruotare all’interno del cilindro fisso. Lo stesso dicasi quando è
inserita una chiave falsa; in tal caso i cilindretti superiori ed inferiori
non si allineano correttamente e qualcuno di essi blocca la rotazione del
rocchetto. Solo con la chiave giusta inserita, la linea di
separazione fra i due gruppi di cilindretti si troverà in corrispondenza del
margine fra cilindro fisso e rocchetto, permettendo la rotazione di
quest’ultimo. Solidale all’asse del rocchetto c’è la levetta 11. |
Sezione del chiavistello: Normalmente il chiavistello 8 non può scorrere
liberamente poiché i naselli 9, ad esso solidali, sono bloccati dagli intagli
praticati nella piastra 10. La chiave, ruotando, trasmette il movimento alla
leva 11, solidale al rocchetto 2. Tale leva, alza la piastra 10, disimpegnando il
chiavistello 8 e, contemporaneamente, lo spinge provocandone lo scorrimento e
facendolo uscire dalla contropiastra 7, fissata sullo stipite della porta,
liberandola. Nel disegno A il chiavistello blocca la porta, nel
B sta scorrendo, spinto dalla rotazione della chiave, nel C ha completato la
sua traslazione, ha disimpegnato la contropiastra e la porta si può aprire. |
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Ciò che determinò il successo della
serratura Yale, oltre alla sua notevole sicurezza (per l’epoca), fu il fatto
che i meccanismi che la componevano si potevano costruire industrialmente a
basso costo. Non per niente è ancora oggi il modello di serratura più diffuso
nel mondo, dalla quale sono derivati almeno 150 tipi, tutti regolarmente
brevettati. Le più comuni chiavi per automobile sono di questo tipo ed hanno,
in genere, 5 cilindretti di codifica.
Nella continua ricerca della chiave
inviolabile, un certo Kaba, nel 1922, pensò di trasformare il codice di
riconoscimento della chiave, cioè la dentellatura nel caso della Yale, in una
serie di fori ciechi di profondità e posizione variabile, posti sulle due facce
della chiave anziché sul bordo. Questa serie di incavi serviva a posizionare i
relativi pistoncini posti all’interno della serratura; solo se sono tutti erano
posto il rocchetto poteva ruotare. Un tale sistema rende problematica anche una
copiatura della chiave tramite fotografia; un lato rimarrebbe comunque ignoto.
Inoltre ne esiste una variante che unisce il sistema a fori ciechi a quello
classico a dentelli. Ne deriva un tipo di chiave capace di togliere il sonno
anche ai più abili scassinatori.
Ma quante fra le serrature installate
sulle porte delle nostre abitazioni od uffici hanno un tale potere e quali, al
contrario, dandoci una falsa sicurezza, sono una manna per la "Grassatori
& Scassinatori s.p.a." ?
Cominciamo dal tipo di serratura più
diffuso al mondo, della quale sono dotate milioni e milioni di porte (non sto
esagerando!) : la serratura a pistoncini. Mi capita spesso di vederla montata
su porte assai robuste, magari c’è chi, per maggiore tranquillità, ne fa
installare addirittura due! Che brutto colpo deve essere stato per costoro
leggere sui quotidiani la notizia, recente, dell’arresto di una banda di
scassinatori che fornivano alla malavita romana chiavi false di ogni tipo e chiavi
a pistoncini perfettamente riprodotte a partire da una semplice fotografia
dell’originale.
Tra i materiali sequestrati c’era
anche la "pistola-grimaldello": (vedi foto)
questo sofisticato arnese da scasso ha
una lama seghettata che si inserisce nel foro della serratura. Premendo il
grilletto la lama vibra e scatta verso l’alto spingendo i pistoncini e
facilitandone l’allineamento, basta poi una mano ferma e un po' di pazienza e a
poco a poco il grimaldello ruota aprendo la serratura.
Ma questo è già uno strumento sofisticato
e difficile da reperire anche se, navigando in internet, non è impossibile
trovare le vie giuste. Esiste un altro sistema per riprodurre fraudolentemente
una chiave a pistoncini, a patto di poterla avere in mano solo per una manciata
di secondi. Tale metodologia è alla portata di tutti, anche del ladro più
scalcinato; voglio illustrarvi come si fa, passo dopo passo, affinché siate in
grado, volendo, di fare un esperimento per capire la facilità della cosa e
provvedere, di conseguenza, a far installare sulla vostra porta una serratura
più sicura. Se qualcuno volesse contestarmi che così facendo diffondo dei
segreti che qualche disonesto potrebbe usare a proprio vantaggio, devo subito
chiarire che quanto dirò, nella "scuola di ladri" rappresenta appena
l’esame di prima elementare! Ben più sofisticate ed insospettabili tecniche
vengono usate a nostro nocumento!
Abbiamo già visto il funzionamento
della chiave Yale nel disegno in sezione allegato. Tale disegno è semplificato,
eliminando tutti quei meccanismi che non servono alla comprensione immediata
del funzionamento. La relativa didascalia avrà chiarito ogni dubbio.
Osserviamo ora, nelle illustrazioni
successive, come si deve procedere:
Innanzitutto si costruiscano i due
stampi in legno seguendo fedelmente la prima foto. Le misure non sono critiche. Questo lavoro, come
anche i successivi, richiede solo un’abilità manuale a livello di hobbista, una
spesa ridicola, ed il seguire fedelmente le semplici istruzioni. Ci si procuri
ora, presso una fabbrica di ceramiche, della semplice argilla, la si riscaldi
manipolandola qualche momento e la si schiacci accuratamente nei due stampi
precedentemente preparati. Poi, con un filo di acciaio tenuto ben teso tra le
mani, si livelli l’argilla. Per lavorare meglio, possiamo usare un comune
seghetto da traforo con la lama montata alla rovescia e ben tesa. Ora
cospargete le due superfici dell’argilla con del comune borotalco e poi
spazzolatele delicatamente con un pennello morbido, togliendo l’eccedenza di
polvere. Lo stampo è pronto.
Prendete ora una chiave di tipo Yale e
appoggiatela su uno dei due stampi, lasciandone sporgere una parte
dell’impugnatura, come da foto. Sovrapponete ora i due stampi, che
corrisponderanno perfettamente grazie ai due perni-guida evidenziati nel
disegno costruttivo e nelle foto. Premete fortemente le due parti fra di loro,
magari salendoci sopra con i piedi, aprite ora gli stampi ed estraete, con
molta delicatezza, la chiave, curando che non si formino crepe o rilievi sull’argilla.
Cospargete ancora una volta l’argilla dei due semigusci con il borotalco e poi
soffiatene via l’eccedenza. Avete ora, nelle vostre mani, l’impronta della
chiave originale.
Rifilate la parte dell’impronta verso
l’impugnatura della chiave con un temperino e riunite le due parti dello
stampo, fissandole con un forte elastico o con alcuni giri di nastro adesivo.
Procuratevi ora, in un negozio di idraulica, una bacchetta di piombo per
saldature. Fatela fondere in un pentolino messo sul fornello a gas della
cucina. Basteranno pochi minuti. (Meglio non usare il pentolino con il quale
vostra moglie prepara il tè delle cinque, ciò causerebbe dei problemi, quando
la consorte scoprisse come lo avete ridotto). Versate il metallo fuso nello
stampo; lo spazio nell’argilla rifilata in precedenza, fungerà da minuscolo
imbuto.
NOTA IMPORTANTE: Se non volete che
quest’ultima parte del lavoro lasci sulle vostre mani un ricordo indelebile,
usate dei robusti guanti da lavoro! Il piombo fonde alla temperatura di 327 gradi!
Lasciate raffreddare il tutto ed
estraete il moncone di chiave dallo stampo. Ovviamente la copia così ottenuta è
di un metallo troppo tenero per essere usata come una chiave vera, per cui si
ricorrerà ad una di quelle macchinette standard per duplicare le chiavi, che
ogni negozio di ferramenta possiede. Facile vero? Ebbene, se è stato facile per
noi, quanto lo è per chi fa lo scassinatore di professione?
Cosa fa, signor Rossi? Spaventato
dalla facilità con la quale si può riprodurre la chiave della sua casa, vuole
applicare all’uscio un grosso lucchetto? Ma non ha visto, nel disegno seguente,
che basta dare un deciso colpo di martello nel punto giusto ed il lucchetto, in
virtù della forza d’inerzia, si aprirà di colpo? basta solo farci un po' la
mano ed il gioco è fatto
Il punto debole di alcuni
lucchetti Nel disegno a sinistra è
rappresentata la sezione di un comune lucchetto. Prescindendo dal tipo di serratura di cui è dotato, voglio illustrare
un sistema comunemente usato dagli scassinatori per aprirlo in un istante.
Prima però osserviamo un momento il disegno, allo scopo di capirne, per
grandi linee, il funzionamento, condizione questa essenziale per intuire la
tecnica di forzatura. |
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Sezione del lucchetto: 1: Archetto, 2: Nasello di ritenuta, 3: Molla di
contrasto, 4: Nasello di fine corsa, 5: Rocchetto, 6: sistema di pistoncini e
molle per il riconoscimento della chiave, 7: Chiave, 8: Molla di spinta
all’apertura. Quando la chiave non è inserita, tutti i
pistoncini sono spinti in basso dalle molle, in tale situazione il rocchetto
non può ruotare all’interno del cilindro fisso costituito dal corpo stesso
del lucchetto. Quando viene inserita la chiave giusta e tutti i cilindretti
sono allineati, il rocchetto può ruotare sul proprio asse, trascinando nella
rotazione un eccentrico che spinge indietro il nasello 2. Quest’ultimo libera
l’archetto che, spinto in alto dalla molla 8, apre il lucchetto. Il nasello
di fine corsa 4 impedisce all’archetto di fuoriuscire dal corpo del lucchetto
stesso, senza tuttavia limitarne la rotazione sul proprio asse. Quando il
lucchetto è aperto, può essere chiuso senza l’ausilio della chiave, grazie
alla smussatura della parte superiore del nasello di ritenuta 2. |
Il punto debole del sistema si trova proprio in
quest’ultimo meccanismo, infatti se viene dato un deciso colpo di martello,
applicando la forza lungo l’asse indicato dal disegno, il nasello 2, a causa
della propria massa, fa un salto all’indietro, vincendo, per una frazione di
secondo, la forza della molla di contrasto 3. Se, con una certa destrezza, si
tira il corpo del lucchetto verso il basso nello stesso tempo in cui si
colpisce col martello, il lucchetto si aprirà di colpo. Ad onor del vero
però, alcuni lucchetti di buona qualità incorporano un dispositivo appositamente
studiato per prevenire l’apertura con tale fin troppo facile sistema. Si
tratta semplicemente dell’introduzione di due naselli di ritegno che agiscono
in contrapposizione sulle due facce della molla di contrasto. L’uno è
identico al nasello del disegno, mentre l’altro blocca l’archetto in un punto
diametralmente opposto al primo. Se viene dato un colpo di martello su una
delle due facce minori di un siffatto lucchetto, un nasello verrà spinto
indietro per inerzia ma l’altro continuerà a tenere saldamente chiuso
l’archetto. Fate l’esperimento sui vostri lucchetti o fatevi consigliare da
un esperto e, se appartengono al primo tipo, sostituiteli senza indugio; la
maggiore sicurezza giustificherà la spesa che, fra l’altro, sarà assai
modesta. |
Adesso non corra, signor Rossi, dal
ferramenta ad acquistare una nuova serratura per sostituire la sua a
pistoncini; finisca prima di leggere tutto l’articolo! Così saprà cosa
acquistare e non correrà il rischio che il commerciante le consigli,
sbagliando, una serratura a doppia mappa, affermando che si tratta di un
modello sicurissimo. Ciò era vero qualche anno fa, ma oggi non è più così: ogni
volta che si inventa un nuovo modello di serratura, c’è sempre chi si dedica a
scoprire il modo per violarla. Per la serratura
a doppia mappa è andata proprio così; dopo molti anni di grande diffusione,
motivata dal suo prezzo di acquisto ragionevole e dalla sua buona sicurezza,
qualcuno ha trovato il suo tallone d’Achille.
Ho avuto modo di leggere su vari
quotidiani, specialmente in seguito a furti particolarmente eclatanti, la
storia del segno di forma circolare, una specie di graffio, che potreste
trovare sulla mostrina della vostra serratura a doppia mappa. Questi trafiletti
consigliano di fare una prova per constatare che le vostre chiavi non abbiano
sporgenze, anelli, portachiavi od altro che, aprendo e chiudendo, possano
essere responsabili di quel segno circolare. In caso contrario avreste ragione
di preoccuparvi poiché ciò starebbe ad indicare che uno scassinatore sta
cercando di fare una copia della vostra chiave.
Nulla di più
fantasioso ed inesatto!
Vi sembra logico che un ladro, esperto
ed attrezzato con dispositivi sofisticati, lasci una traccia così evidente
delle sue intenzioni, quando basterebbe coprire la mostrina della serratura con
un pezzetto di nastro adesivo, per lavorare in tutta tranquillità senza
lasciare alcun segno? Oltretutto la tecnica usata per fare l’impronta della
chiave non prevede alcuno strumento che debba ruotare! Se, invece, trovate tracce
di sostanze simili alla plastilina od altre sostanze oleose che prima non
c’erano, allora sì che dovete preoccuparvi! Ciò indica che qualcuno ha fatto lo
stampo della vostra serratura introducendo, attraverso il foro della chiave,
una speciale cera che solidifica pochi minuti dopo essere stata mescolata con
un apposito catalizzatore. Precedentemente
però aveva spruzzato, all’interno dei meccanismi, del lubrificante siliconico
con una bomboletta spray, allo scopo di non far aderire la cera dello stampo
con le parti interne della serratura. Pertanto, un’altro segnale del pericoloso
interesse di qualche scassinatore per la vostra serratura è l’improvviso ed
ingiustificato aumento della scorrevolezza della stessa. Estraendo poi lo
stampo così ottenuto, un esperto è in grado di procedere alla costruzione
artigianale di una copia della chiave che, se non è perfettamente conforme
all’originale, ne differisce per piccolissime tolleranze che saranno corrette
con opportuni colpetti di lima al momento dell’uso.
Altrettanto grave è la presenza di
piccolissime tracce di lucido da scarpe sulla mostrina della serratura. Cosa
significa? E’ semplice: un ladro ha già fatto una copia della vostra chiave, ma
il lavoro non era perfetto, le tolleranze meccaniche erano eccessive e la
chiave non funzionava. Allora il malvivente ha cercato di capire in quali punti
i dentelli della chiave erano troppo lunghi o corti. Sto parlando di qualche
centesimo di millimetro, sia chiaro! A tal fine ha sporcato l’estremità dei
dentelli con un velo di lucido da scarpe ed ha provato la chiave nella vostra
serratura, notando quali punti, toccavano più o meno le lamine interne della
serratura che determinano il codice di ogni chiave. Ha poi estratto la chiave,
rettificandola opportunamente con una limetta a sezione triangolare per
orologiai, cercando così di raggiungere gradualmente il giusto codice.
A questo punto, se la vostra casa non
è stata svaligiata, evidentemente il ladro è stato disturbato dal passaggio di
qualche inquilino o comunque c’è stato un contrattempo che ne ha interrotto il
lavoro; stavolta siete stati fortunati! ma certamente il nostro
"amico" tornerà presto a completare la sua opera! Come prevenirlo?
Se, come dicevo prima, notate delle piccolissime tracce di sostanza nera sulla
mostrina della serratura, prendete un pezzetto di carta e pulitela. Osservate
ora la carta: si tratta di qualcosa di colore nero? annusatela! si, proprio
così! Annusate la carta ed anche la serratura. Ha il tipico odore di acquaragia
del lucido da scarpe? Se è così i soliti ignoti hanno preso di mira la vostra
serratura e stanno preparando una copia della chiave, in attesa del momento
propizio per colpire, ergo, chiamate una persona competente e chiedetegli un
parere. Se anche costui conferma i vostri timori, fategli sostituire senza
indugio la serratura, approfittando dell’occasione per passare ad un tipo più
recente e sicuro.
Attenzione però ad un particolare! Se
la vostra porta non è una blindata, evitate nel modo più assoluto di acquistare
un modello di serratura che si apre, dall’interno, con un pomello che,
ruotando, inserisce o toglie le mandate. Questo sistema può sembrare assai più
pratico, in quanto elimina la necessità di usare la chiave per comandare la
serratura dall’interno, ma un eventuale ladro potrà ritagliare con una sega a
tazza un foro sul legno della porta, introdurre una mano e...oplà! girare il
pomello, in barba al tipo di chiave più o meno sofisticato che avevate scelto.
Un’altra cosa: Le serrature
dell’ultima generazione sono spesso progettate mantenendo le dimensioni e la
posizione degli attacchi dei modelli obsoleti precedenti. Quindi se la vostra
porta blindata monta una serratura a doppia mappa di prima generazione, marca
XY, informatevi presso un serraturiere di fiducia, circa l’esistenza di un
nuovo modello della stessa marca, completamente compatibile con il vostro e
magari del tipo con chiave non riproducibile, della quale parlerò più avanti.
Ciò consentirà all’artigiano di eseguire il lavoro in un tempo molto minore ed
inoltre non sarà necessario modificare pesantemente gli alloggiamenti
all’interno della porta, magari danneggiandola.
Tutto questo si tradurrà per voi in un discreto risparmio di spesa unito
ad un notevole incremento della sicurezza.
Ma come fanno, in pratica, i ladri a
preparare una chiave falsa per una serratura a doppia mappa? Leggete qui di
seguito, osservando la foto relativa alla "chiave componibile" e alla
“pongata” che, come al solito, vale più di mille parole. Naturalmente, in
questo caso, occorre che il ladro sia un po' più esperto ed attrezzato che nel
caso della serratura a pistoncini, di cui ho parlato prima.
Tre sono le tecniche in uso per
falsificare questa chiave: la prima, e più banale, prevede, come
nell’esperimento precedente, la possibilità di avere in mano la chiave per
qualche secondo, al fine di prenderne l’impronta con lo stampo d’argilla. La
seconda, più sofisticata, consiste nell’osservazione, tramite un endoscopio
medico, chiamato in gergo "sondino", delle lamine interne della serratura,
attraverso la toppa che, nel caso della doppia mappa, ha un foro di circa 70 mm
quadrati. Controllando lo stato di usura delle varie lamine di cifratura, un
esperto può arrivare a ricostruire la combinazione della chiave. A costoro
basta intuire come è codificato un quarto della chiave per ricostruirla
interamente.
L’ultima tecnica è riservata a pochi
scassinatori veramente esperti: dopo aver preso l’impronta delle lastre di
codifica della serratura, che in gergo si chiama”pongata”, nel modo che
descriverò tra poco, costoro usano la cosiddetta "chiave
componibile"; si tratta di un affusto di chiave della stessa dimensione
delle chiavi a doppia mappa che si accingono a contraffare. Su questo affusto
vengono inserite delle "mappe" ognuna delle quali corrisponde a una
diversa possibilità di cifratura della chiave. L’esperienza dello scassinatore
è determinante, in questa fase, per inserire le cifre giuste e nel giusto
ordine, ma in caso di incertezza, basterà fare due o tre prove. Montata in
questo modo la chiave, si fissa il tutto con un minuscolo bulloncino e si
procede all’apertura della serratura.
La chiave componibile Le foto seguenti mostrano un oggetto assolutamente unico; Si tratta della famigerata “chiave componibile”. non ne troverete in nessuna pubblicazione né sito internet in Italia né nel resto del mondo! Come di consueto la riservatezza sulle sue caratteristiche è totale. Quella che vedete, poiché non riuscivo ad ottenerla altrimenti, è stata da me realizzata al tornio per orologiai e con una fresa micrometrica per metalli. E’ questo, infatti, un attrezzo di fabbricazione totalmente artigianale, ma non per questo carente sotto il profilo della precisione meccanica, che serve a riprodurre in pochi minuti una chiave del tipo a “doppia mappa”, allo scopo di aprire fraudolentemente una serratura. In possesso solo di alcuni specialisti
del furto, chiamati in gergo “chiavari”, è composta da un affusto della
stessa sezione della chiave da falsificare, terminante con un codolo a
sezione quadra su cui si inseriscono gli elementi componibili, atti a
riprodurre il codice della chiave. Al momento dell’uso, se la chiave non
dovesse funzionare, basterà verificare con il metodo del “lucido da scarpe”
se qualche elemento fosse errato e sostituirlo di conseguenza. Uno scassinatore esperto,
munito della chiave componibile, è in grado di far capitolare una serratura
nel giro di dieci/venti minuti. |
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Ai lati, due attrezzi del mio laboratorio
artigianale: la fresa micrometrica ed il tornio per orologiai. Con questi ed
altri attrezzi, modifico serrature o costruisco “ex novo” le parti meccaniche
che mi occorrono, come nel caso presente. |
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Nota: Alcuni lettori mi scrivono chiedendomi se
posso fabbricare per loro una chiave componibile o dei grimaldelli o altri
strumenti descritti in questo articolo.
A costoro ricordo quanto disposto dall'art.
710 Codice Penale (Vendita o consegna
di chiavi o grimaldelli a persona sconosciuta): Chiunque fabbrica chiavi di
qualsiasi specie, su richiesta di persona diversa dal proprietario o possessore
del luogo o dell'oggetto a cui le chiavi sono destinate, o da un incaricato di
essi, ovvero, esercitando il mestiere di fabbro, chiavaiuolo o altro simile
mestiere, consegna o vende a chicchessia grimaldelli o altri strumenti atti ad
aprire o a sforzare serrature, è punito con l'arresto fino a sei mesi e con
l'ammenda da lire 20.000 a 200.000. Non
dispiacetevi, pertanto, se a simili richieste risponderò sempre con un diniego.
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La pongataIn questa
proiezione assonometrica di una serratura a doppia mappa, smontata, una
lastra di codifica (gorges) è rappresentata montata al suo posto (è quella di
colore verde). Risulta evidente la funzione del mentonnet che, solidale con
il chiavistello, ne blocca il movimento in assenza della chiave.
Naturalmente, nella realtà, tutte le gorges, in numero variabile fra tre e
cinque o più, sono montate e sovrapposte, allo scopo di formare il codice
apribile solo dalla rispettiva chiave. Nella presente illustrazione si è
scelto di rappresentare una sola gorges, per semplificare la lettura del
disegno. La tecnica
della "pongata" è usata
per prelevare l'impronta dei dentini di codifica delle gorges allo scopo di
fabbricare una chiave falsa in grado di aprire la serratura: Attraverso
il canale chiave viene introdotto un sondino metallico a forma di U di
adeguata dimensione, dopo aver posto, sulla faccia superiore, una piccola
quantità di cera per impronte (rappresentata in rosso nel disegno) mescolata
con un apposito catalizzatore. Successivamente si preme il sondino contro i
dentelli a sinistra e a destra. Poi si estrae e si misurano con un micrometro
le tracce dei dentelli. Durante
tali operazioni, è inevitabile lasciare delle tracce, seppur minuscole, di
cera sul canale di ingresso della chiave, come dicevo più sopra. Se
l’appartamento non è stato ancora svaligiato, le tracce di cera devono
indurci a chiamare un esperto e, se questi conferma i nostri timori, occorre
sostituire immediatamente la serratura. |
Ad onor del vero, debbo dire che,
della chiave a doppia mappa, esiste già una "seconda generazione"; la
cifratura di questa è a "costanza variabile", a differenza di quella
di "prima generazione" che era invece a "costanza fissa".
La differenza consiste nel fatto che i denti opposti, nel vecchio modello,
avevano la stessa distanza che si ripeteva in tutte le posizioni, mentre nel
modello più recente tale distanza è irregolare e varia a seconda della
posizione. Tale particolarità costruttiva rende molto più difficile l’uso della
chiave componibile, mentre è ancora possibile contraffarla col metodo del calco
di argilla. Se siete in procinto di sostituire la vostra serratura, il sistema
a doppia mappa, detta anche serratura a lastre, non è più la migliore scelta, a
mio parere. Le moderne serrature a chiave non riproducibile, comunemente dette
“a profilo europeo” sono indubbiamente più sicure dal punto di vista della
manipolazione con i grimaldelli e della falsificazione della chiave, grazie
alle strette tolleranze costruttive in gioco, nonché al sofisticato posizionamento
dei dentelli di codifica, posizionati su due o tre piani spaziali.
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Chiavi a “doppia mappa” di prima e seconda generazione Se siete in
procinto di cambiare la serratura della vostra porta ed avete optato per una
“doppia mappa”, dovete sapere che il modello a “costanza fissa” è oramai
obsoleto, poiché possiede un livello di sicurezza del tutto insufficiente. Leggendo
infatti la monografia, nella parte che tratta di questo tipo di chiave, ci
renderemo conto dell’inaccettabile facilità con cui i cosiddetti “chiavari”,
ossia coloro che forniscono alla malavita le chiavi false per portare a
termine i furti, possono riprodurla. Orientatevi,
pertanto, su un modello a “costanza variabile” che, contrariamente ai modelli
precedenti, di “prima generazione”, presenta un livello di sicurezza
antifalsificazione, in virtù del numero di codifiche, e quindi di chiavi
diverse, realizzabili: 46.656 nel caso
della costanza fissa e ben 2.176.782.336 nel caso della costanza variabile.
L’aumento della sicurezza è palese! Per capire
la sottile differenza tra i due modelli, osserviamo il disegno a lato: nel
modello a “costanza fissa”, i denti opposti A ed A’ e i denti opposti B e B’
hanno, rispettivamente, la stessa distanza C e C’. Tale caratteristica si
ripete in tutte le posizioni. Nel modello
a “costanza variabile”, invece, i denti opposti D e D’ ed E e E’ hanno
distanze F ed F’ irregolari e variabili a seconda delle posizioni. Purtroppo
comunque, in tutti e due i modelli le due parti di ogni mezza chiave sono simmetriche
in senso speculare ( vedi, nel modello a costanza fissa, le zone 1 e 2 ). Ciò
è dovuto allo specifico modo di funzionamento delle lastre delle serrature a
doppia mappa, tuttavia ciò costituisce pur sempre una limitazione in questo
tipo di chiave. |
Un’ultima cosa va detta, a proposito
delle serrature a doppia mappa: alcune persone, alla sera, chiudono la loro
porta dando le mandate e lasciando la chiave infilata nella toppa, nella
speranza che ciò impedisca ad un malintenzionato di inserire, dall’esterno, una
chiave falsa. Al contrario, così facendo si offre allo scassinatore una
insperata possibilità di successo.
La foto seguente mostra un sondino di
acciaio con una estremità foggiata in modo da agganciare la punta della vostra
chiave a doppia mappa, lasciata inserita nella toppa della serratura. Una volta
impegnata la chiave si fa ruotare il sondino aprendo la porta con estrema
facilità.
Come vedete non è necessaria nessuna
abilità né grimaldelli speciali; basta procurarsi, nel giro della “mala” lo
strumento adatto e confidare negli errori altrui……..
In conclusione: chiudete la porta con
le mandate e togliete la chiave dalla toppa. Eventualmente fate installare un
paletto che blocchi la porta dall’interno; semplice economico e sicuro!
A questo punto, dopo aver visto i
tanti sistemi escogitati dai malviventi per superare le nostre difese, viene
naturale chiedersi cosa possiamo fare contro così abili ed agguerriti
"professionisti"?
Diciamo subito che se i ladri
vegliano, i costruttori di serrature non dormono! I “chiavari”, infatti, si
procurano ogni tipo di serratura per smontarle e scoprirne il tallone
d’Achille, ammesso che ve ne sia uno. La loro carriera inizia, naturalmente,
con le serrature più semplici per proseguire via via con i modelli più
sofisticati, autocostruendo artigianalmente i vari tipi di grimaldello ed
integrandoli con strumenti a volte sofisticati, a volte incredibilmente
semplici e tuttavia perfettamente in grado di attaccare quel certo punto debole
di quella certa serratura. Proseguono poi facendo esperienze su tali
dispositivi fino a conoscerne ogni più recondito segreto. Naturalmente costoro
debbono avere una naturale e spiccata predisposizione per la comprensione del
funzionamento dei dispositivi meccanici, una notevole abilità manuale e,
dobbiamo ammetterlo, una intelligenza molto viva anche se, dal nostro punto di
vista, usata a fini perversi.
Voglio raccontare, a titolo di
esempio, la tecnica usata dai "chiavari" per aprire quelle serrature
che erano assai comuni sulle porte delle case negli anni fra il 1910 ed il
1940. Si trattava di serrature concettualmente simili a quelle delle porte
interne che tuttora usiamo ma, per migliorarne la sicurezza, venivano inseriti
dei dentini nel corpo della serratura che impedivano la rotazione di una
eventuale chiave falsa. Il sistema studiato per prendere l’impronta era
semplice e geniale; inserivano una chiave grezza, ossia senza le incisioni di
codifica, che avesse gli intagli opportuni per entrare nella toppa, dopo averne
cosparse le due facce con un sottilissimo strato di cera lasciato gocciolare da
una candela accesa. Poi giravano delicatamente la chiave, ancora calda, nella
serratura, fino a toccare i dentini di sicurezza, la estraevano e controllavano
dove i dentini aveva lasciato la loro impronta sulla cera. A questo punto
tagliavano la chiave grezza nei punti opportuni con una piccola limetta a
sezione quadra e, se necessario, ripetevano l’operazione fino ad ottenere
l’apertura della porta. Era più facile a farsi che a dirsi, in meno di dieci
minuti il ladro entrava nell’appartamento.
I serraturieri, dal canto loro, hanno
sempre fatto tesoro delle informazioni ottenute in seguito ai furti effettuati
con destrezza, ribattendo colpo su colpo, perfezionando le serrature e cercando
di eliminare quei punti deboli che l’opera degli "avversari" aveva
evidenziato.
E’ giunto ora il momento di parlare di
quelle serrature che, a tutt’oggi, possiamo considerare del tutto sicure e che
costituiscono l’ultima proposta dei fabbricanti. Sto parlando di quella recente
famiglia di chiavi che, oltre ad avere dei sistemi di cifratura molto
complessi, sono assolutamente irriproducibili artigianalmente.
Ad esempio il modello "787
"della Fichet ,sulla cui punta sono praticati degli intagli in posizioni e
con profondità variabili. Ciò consente di ottenere, afferma il fabbricante,
almeno 10 miliardi di combinazioni e non è possibile riprodurla senza possedere
i macchinari originali, poiché una tolleranza di soli 20 micron rende la copia
inefficiente. Inoltre, all’interno della serratura, in punti strategici, sono
inseriti molteplici ostacoli in acciaio speciale. Ciò serve, nel caso venga
tentata la forzatura del rocchetto mediante trapanatura, a deviare la punta e
ad opporsi alla penetrazione della stessa.
I componenti della
serratura sono realizzati con leghe metalliche differenti, al fine di reagire
con diversi coefficienti di dilatazione ad un eventuale attacco con il cannello
ossiacetilenico. Tale caratteristica costruttiva vanifica anche i tentativi di
strappo o di torsione del cilindro mediante semplice forzamento.
In altri tipi di serrature, una sfera
di acciaio interna, posta davanti ai cilindretti impedisce, se qualcuno
tentasse di trapanarle, di far presa con la punta. Anche le leghe metalliche
con cui sono costruiti certi elementi delle serrature ad alta sicurezza, in
genere acciaio carbonitrurato, le rende estremamente resistenti alla
trapanazione. Non crediate, comunque, che le difese di queste serrature contro
gli attacchi portati con grimaldelli od altri mezzi capaci di applicare grandi
forze di torsione, siano solo basate sulla resistenza degli acciai usati per la
loro costruzione. Al contrario, vi sono elementi costruttivi che, pur
presentando grande durezza superficiale, sono calcolati in modo da tranciarsi
di netto se forzati oltre certi limiti; in tal modo la serratura si blocca
definitivamente, impedendo che il furto possa essere portato a termine.
Un’altro modello di serratura, il
"Diamant" della DOM è fornito unitamente ad un tesserino di proprietà
simile ad una carta di credito; solo recandosi presso uno dei 150 centri di
assistenza DOM con tale tesserino, si potrà ordinare una copia della chiave
che, comunque, verrà fabbricata in Germania, poiché in Italia, attualmente, non
esistono le chiavi "grezze" né le macchine per lavorarle.
Questa idea delle chiavi riproducibili
solo presentando un tesserino che ne attesti la legittima proprietà, è una
soluzione davvero ottimale poiché elimina il pericolo che qualcuno possa
impossessarsi momentaneamente della vostra chiave e, a vostra insaputa, recarsi
presso un ferramenta e chiederne una copia. Diversi fabbricanti di serrature si
stanno orientando verso questo sistema. Ovviamente il tesserino in questione
non andrà conservato insieme alle chiavi; un po' come il numero di codice del
bancomat, il cosiddetto "PIN", che non va mai trascritto su
foglietti, agende od altro che poi siano tenuti insieme al bancomat stesso.
Rimane comunque da fare un’ultima
considerazione: Secondo una statistica della Questura di Roma la maggior parte
delle intrusioni avvengono senza scasso, con chiavi copiate o sottratte al
proprietario o approfittando della disattenzione degli inquilini,
introducendosi attraverso porte o finestre lasciate inavvertitamente aperte. La
sicurezza, lo ripeto ancora, dipende anche e soprattutto da un “modus vivendi”
che non lasci spazio a disattenzioni o leggerezze varie, poiché è su queste che
contano molti malviventi.
Ad esempio: Potreste mai supporre che
la vostra costosa porta blindata possa essere aperta in quattro e quattr’otto
con una semplice pellicola per radiografie? Eppure...
Sarà capitato anche a voi di uscire di
casa per breve tempo e di tirarvi dietro la porta senza dare le mandate!
Ebbene; i soliti ignoti, muniti di una pellicola di plastica robusta e
flessibile, tipo quella usata per le radiografie, potrebbero infilarla fra il
battente ed il telaio della porta, in corrispondenza della serratura, spingendo
indietro lo scrocco, cioè quel perno a molla che blocca a scatto la porta
quando ve la tirate dietro. Lo scrocco ha una parte tagliata ad ancia, proprio
per permettergli di scattare all’atto della chiusura della porta; è qui che la
pellicola spinge, facendo rientrare lo scrocco e così... apriti Sesamo! una
manciata di secondi e al vostro ritorno vi attende un’amara sorpresa. E’ un
sistema semplice ed efficace; fate la prova sulla vostra porta ma, per maggior
sicurezza, prima prendete le chiavi di casa.
Parliamo ancora del cosiddetto
"cilindro europeo": Si tratta di una serratura per porte blindate che
si sta affermando grazie alla praticità della chiave corta ed alla facilità di
sostituzione del cilindro interno in caso di smarrimento della chiave, senza
dover cambiare l’intera serratura. Inoltre questo cilindro consente di
progettare diversi sistemi di chiave corta che rispondono alle dimensioni di
massima consentite dal cilindro.
Abbiamo così chiavi che posseggono
dentelli di codifica sul lato stretto, uniti ad incavi laterali o incisioni a
labirinto che ne rendono impossibile la duplicazione. Al top della gamma,
troviamo una chiave che alla codifica a dentelli speciali, unisce una serie di
piccoli magneti inseriti sulle due facce. Ogni cilindro è unico e non
riproducibile e l’apertura avviene solo se i codici magnetici e meccanici
corrispondono perfettamente. Queste serrature non sono possono essere neanche
sondate con un endoscopio, poiché la codificazione magnetica non è visibile ad
occhio nudo ed anche perché i magneti sono coperti dal canale della chiave.
Molto valida è anche la soluzione
dell’abbinamento di due sistemi di chiusura diversi montati sullo stesso
corpo-serratura, definiti "serratura padronale" e "serratura di
servizio". Poniamo ad esempio il caso in cui dobbiate lasciare la chiave
della vostra abitazione ad un operaio che debba effettuare una riparazione in
vostra assenza, o ad una persona che si occupi delle pulizie. E’ chiaro che se
lasciate le chiavi di casa a qualcuno, quest’ultimo è persona che riscuote la
vostra fiducia, ma non potete escludere a priori che, prima o poi, costui
faccia realizzare un duplicato della chiave da un qualsiasi ferramenta. Ebbene,
la serratura a doppio cilindro risolve brillantemente questo problema: I perni
e le aste della chiusura possono essere azionati dal primo cilindro, quello di
servizio, magari di tipo europeo, ed è tramite questo che darete le mandate
chiudendo la porta. Il vostro incaricato, al suo arrivo, farà l’operazione
inversa, aprendo regolarmente. Quando invece chiuderete la porta usando la
serratura "padronale", la cui chiave non avrete mai dato ad alcuno,
le aste ed i perni di chiusura verranno azionati come sempre ma la chiave
"di servizio" verrà disattivata ed il suo foro di ingresso bloccato
finché la serratura principale non verrà riaperta.
Spesso le chiavi usate in queste
serrature, per così dire "duplici", uniscono due diverse tecnologie,
come, per esempio, una "doppia mappa" di seconda generazione ed una
chiave "a profilo europeo", con conseguente moltiplicazione del fattore
sicurezza. Come nella foto seguente.
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Un’altra bella idea di cui voglio
parlare è il sistema blocca aste: Si tratta di un piccolo dispositivo che va
montato lungo un’asta di una normale serratura, magari una semplice
"doppia mappa". Dopo aver chiuso la porta e dato le mandate, si deve
azionare questo dispositivo, una vera e propria serratura, con la relativa
chiave del tipo ad alta sicurezza. In tal modo le aste della serratura
"doppia mappa" vengono bloccate ed a nulla vale averne la chiave.
Pertanto il blocca aste può fare le funzioni della serratura "padronale e
di servizio" di cui sopra, pur non raggiungendone totalmente il livello di
sicurezza, ma evitandovi la spesa di una nuova serratura completa.
Diamo ora uno sguardo alla prossima
frontiera delle chiavi inviolabili; Si tratta di chiavi che integrano,
all’interno dell’impugnatura, un circuito elettronico gestito da
microprocessore, altamente miniaturizzato. Verrebbe voglia di definirle
"chiavi del futuro", ma con la velocità alla quale oramai avanza
l’inarrestabile evoluzione tecnologica, il futuro è già qui!
Una serratura comandata da una simile
chiave, reagirà a qualunque tentativo di effrazione, anche se effettuato con
una chiave meccanicamente identica, non solo mantenendo assolutamente chiusa la
porta, ma anche attivando un allarme acustico che metterà in fuga il ladro. Non
solo, ma al ritorno del legittimo proprietario, lo avviserà dell’accaduto, con
tanto di rapporto circa il giorno e l’ora della fallito tentativo di furto.
Non sarà in grado, purtroppo, di
sorridere amabilmente, augurandovi il "bentornato, signore", ma se
diamo tempo al tempo.....
Alcune case automobilistiche hanno
adottando da tempo una chiave simile per l’avviamento del motore di molti loro
modelli; e non sto parlando dei modelli di punta ma di quelli di fascia media
(Ne parlo più dettagliatamente nella monografia sugli antifurti per auto).
Inutile, in queste vetture, forzare la serratura con il classico grimaldello,
il motore non si avvierà se non riconoscerà il codice elettronico che solo la
chiave originale possiede.
In conclusione, la sicurezza della
vostra casa dipende da vari fattori: oculatezza nel chiudere la porta sempre
con le mandate, mai lasciare le chiavi incustodite, anche se siamo in ufficio,
dove tutti sono onesti. Mai far installare una serratura sicura e poi pensare
che rimanga tale fino al giorno del Giudizio poiché, come ho già detto e
ripeto, così come c’è una continua evoluzione nella ricerca di serrature sempre
più robuste ed inviolabili, altrettanto
c’è una continua ricerca da parte del "nemico" del punto debole delle
stesse.
Non dimentichiamo, inoltre, che non
c’è nessuna costumanza che obblighi i ladri a penetrare negli altrui
appartamenti attraverso la porta di ingresso, ovvero; non lasciate le finestre
aperte e, preferibilmente, munitele di robusti cancelli. So benissimo che poi
vi sembrerà di vivere in un carcere ma la società in cui viviamo, nel bene e
nel male, è questa, i ladri esistono e quindi, come dice il vecchio saggio: Se
tranquillo vuoi campare, qualche sacrificio lo devi fare!
Infine, accertatevi che la vostra
porta blindata e i vostri cancelli alle finestre, siano fissati alle mura con
sufficiente solidità e non presentino spazi adatti ad inserirvi un crick a
basso profilo od una binda da camion. Come fare a verificare tutto ciò e cosa
sono questi due ultimi arnesi? Basta cliccare sull'articolo "porte
blindate, cancelli e inferriate" sulla mia home-page.
Claudio
Ballicu